Kahlil Gibran – Il profeta
(Kahlil Gibran – Il profeta)
La Maternità di Gustav Klimt – 1905
Quante volte ho letto e riletto questo scritto, per farlo mio, per sentirlo fino in fondo, per staccarmi dalla vita nata e cresciuta dentro di me.
“Il profeta”, è un po’ il manuale della giusta vita per me, sta sempre a portata di mano per risvegliarmi quei concetti che nello svolgersi del quotidiano si sbiadiscono. Cos’è l’amore per un figlio? è il sentimento più bello e lo porti sempre con te. E’ il moltiplicarsi dell’amore, è il numero all’ ennesima potenza,è quell’amore che nel momento che lo provi, non ti abbandona più, diventa una costante nella tua mente, nel tuo corpo,nella tua vita, unico ed eterno. Quando il figlio viene al mondo non pensi che hai generato un’altra vita imprescindibile dalla tua,è come un continuum, poi man mano che cresce,che prende la propria personalità,che ti rapporti con lui, ti accorgi che è un’altra vita, che non ti appartiene che va lasciata libera. Ed è un dolore al quale non ti abitui mai.
Torno ai ricordi lontani, alle forti emozioni dei pesciolini nella pancia, quando mia figlia cominciava a farsi sentire, a quando crescendomi dentro scalciava e io vedevo il suo piedino muoversi nel mio pancione.
E poi la nascita quei dolori che ti sembrano impossibili da sopportare e che dimentichi al primo vagito, la paura che ti assale chiedendoti se è sana,ricordi e momenti che valgono tutta una vita.
Quando l’ho avuta in braccio e l’ho appoggiata al cuore,perché continuasse a sentirmi e si tranquillizzasse, in una grande gioia confusa ho visto la mia vita cambiare,avevo mia figlia fra le braccia,le prendevo le manine,le contavo le dita, guardavo il naso mi sembrava perfetto, gli occhi,due marroni, e anche le orecchie due,la bocca una, i piedini con cinque dita ognuno,insomma una frenesia fino a rendermi conto che era perfetta che aveva tutto.
Mi sono preparata a lei giorno dopo giorno, il respiro, la mia pancia che l’accoglieva, il calore continuo del mio cuore, e le parlavo sempre,le raccontavo storie, le facevo ascoltare la musica e le cantavo la ninnananna . Nove mesi indimenticabili, per lei ho studiato la teoria dei massaggi indiani, l’accoglienza alla nascita, ho reso elastico il mio corpo con esercizi di joga, le facevo ascoltare la mia voce in tutte le sue tonalità perché la potesse riconoscere sempre.
Poi quei vagiti, quella musica della vita come se ci fosse sempre stata. Lo spazio si è dilatato per accoglierla, il tempo moltiplicato, la mia vita si è trasformata intorno a lei. Le mie giornate erano scandite dalla sua presenza, io lavoravo con lei,mangiavo con lei, passeggiavamo insieme e cercavo sempre luoghi puliti dove respirare aria buona.. La mia vita già pronta al cambiamento,si è trasformata del tutto. E si cresce insieme per poi lasciarsi a un certo punto del percorso, si perchè come ricorda Gibran….I vostri figli non sono i vostri figli..